M.S.I. Destra Nazionale (1972)

Nel febbraio del 1972 Almirante riuscì a formare un’alleanza con il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica, una delle maggiori formazioni monarchiche italiane, da cui derivò anche un mutamento di denominazione del partito, da quel momento chiamato Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale.


Alle Elezioni politiche in Italia del 1972 il MSI-DN (nel quale si erano anche candidati i monarchici e molti ufficiali dell’esercito e funzionari delle Forze dell’ordine tra cui l’ex partigiano Giovanni de Lorenzo) fece registrare un considerevole successo, raccogliendo l’8,7% dei voti alla Camera e il 9,2% al Senato. Contemporaneamente, in quell’anno la procura di Milano richiamandosi alla XII disposizione transitoria mise sotto inchiesta Almirante, accusandolo di tentata ricostituzione del Partito Fascista. Un anno più tardi la Camera votò l’autorizzazione a procedere con 484 voti a favore e 60 contrari. L’inchiesta andò avanti per qualche tempo coinvolgendo vari dirigenti missini, per essere abbandonata una volta constatato il riflusso elettorale del partito.

Il 10 luglio 1972 il Consiglio Nazionale del PDIUM deliberò lo scioglimento del partito e la confluenza nel Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale, con una piccola parte del partito, più legata all’ispirazione liberale e risorgimentale, che rifiutò di entrare del MSI-DN e dette vita ad Alleanza Monarchica.

Il congresso del gennaio 1973 introdusse ufficialmente il nuovo nome nello statuto del partito, eleggendo segretario Giorgio Almirante, presidenti l’ex monarchico Alfredo Covelli e l’ammiraglio Gino Birindelli, presidente del Consiglio nazionale l’ex monarchico Achille Lauro.

In quegli anni il MSI-DN fece appassionate campagne (per esempio in occasione del referendum sul divorzio) sposando quasi appieno le posizioni della Chiesa cattolica, con l’evidente intento di sottrarre elettorato alla DC e sviluppando un fronte dialettico sulla via del moralismo, sia in opposizione alle posizioni ritenute «scandalose» del Partito Radicale e del PSI, sia costantemente segnalando scandali di malversazione e corruttela di governanti e pubblici amministratori.

Negli anni 1970 il consenso giovanile al MSI-DN crebbe verticalmente e andò ad alimentare lo scontro di piazza fra i cosiddetti opposti estremismi. Il Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del partito (che aveva preso il posto della Giovane Italia degli anni 1950–1960), si trovò opposto alla FGCI, organizzazione giovanile del PCI e a quelle extraparlamentari, così come le frange estreme di entrambi gli schieramenti si trovarono in qualche modo rispettivamente a contatto con gruppi armati o organizzazioni terroristiche.

La drammaticità della situazione, insanguinata da decine di uccisioni (quasi sempre di giovanissimi) in entrambi i versanti, e non meno luttuosa per le forze dell’ordine, fece del MSI-DN un partito del quale in qualche modo pubblicamente si discuteva ogni giorno, fatto che gli assicurò quell’accesso all’informazione che pure molti quotidiani e talvolta la stessa televisione di Stato cercavano di negargli. Il partito era diviso fra la corrente maggioritaria almirantiana, di carattere nazionalconservatore, e una cospicua ma minoritaria corrente più ancorata al neofascismo facente capo a Pino Rauti, da questi definita «nazionalpopolare», mentre presidente restava l’autorevole Pino Romualdi.