La Vita Durante il Fascismo – Cronaca e Testimonianze

I bambini e le bambine dagli otto fino ai 14 anni erano inquadrati nei balilla e nelle piccole italiane e i ragazzi e le ragazze dai 14 ai 18 anni erano iscritti come avanguardisti e giovani italiane. Dal 1933 anche i bambini di sei anni, i figli della Lupa, poterono prendere la tessera. Dal 1937 l’iscrizione fu per tutti obbligatoria. Ecco dove adolescenti e ragazzi iniziavano a conoscere coetanei e società.

Tutto il popolo italiano. Archetipa. Alla vostra gioia. E la vostra fierezza. E mentre il mondo vi ammira. Perché vede. La vostra disciplina, nella vostra tenacia, nel vostro coraggio, espressione e la perenne virtù di Roma. O i maggiori fratelli. Ho fatto. In questo momento. Proprio in queste ore. Con valore supremo. E si. Pericolo oligopolio. La oramai definitiva e folgorante vittoria. Da parte mia domani. In dovesse chiamare al cimento eroico. Preparate i muscoli e il cuore.

I ragazzi di Mussolini hanno già un addestramento da veterani. Eccoli, per esempio, militi al servizio della protezione antiaerea, armati delle maschere protettrici e si trasportano che soccorrono i colpiti, o alla utile collaborazione di giovani italiane trasformate in infermiere. I giocattoli moderni che ogni piccolo hitleriano si augura gli vengano offerti come strenna natalizia.

Dal 1926 il Partito assorbì la gestione di tutte le colonie e ne creò di nuove. Dovevano servire, così si disse, al miglioramento della salute della stirpe italica e all’educazione patriottica e religiosa della gioventù. Roma, Le colonie erano destinate ai bambini dai sei ai 13 anni che prima della partenza venivano tosati, lavati, vestiti con abiti tutti uguali e sottoposti a un controllo medico officina. Le mamme mandavano volentieri anche i più piccoli in colonia perché, come non si stancava di ricordare la propaganda del regime, il cibo era assicurato, ricco e abbondante. Il sole.

Le immagini dell’Istituto Luce, che avevano sempre un fine propagandistico, insistono sull’abbondanza del cibo presente sulle tavole imbandite dalle organizzazioni fasciste in varie occasioni. Era un messaggio fortemente rassicurante in un paese in cui la sottoalimentazione e le malattie per malnutrizione erano ancora largamente diffuse.

Linde e razionali cucine, nelle quali viene accuratamente preparato il cibo ottimo ed abbondante. Tanto piccole bocche voraci che fanno onore alla fatica dei cuochi grandi.

Quando entro in cucine splendenti di nettezza viene preparato il cibo semplice, vitaminico e sostanzioso, che viene somministrato la lieta tavolata dove non si vedono altro che visetti intenti a soddisfare un sano appetito e dove un attimo di disattenzione può costare una bella ciliegia.

Un folto gruppo di cuochi, coadiuvato dalle squadre delle vivandiere, provvede a preparare per questo esercito di giovani sane e gagliarde dal invidiabile appetito, il vitto abbondante e saporito, della cui bontà provvedono continuamente ad accertarsi, con una rigorosa opera di vigilanza le Ispettrice del Campo E Parlare.

I campi Dux erano campeggi per i giovani avanguardisti che si svolgevano sia nelle province sia a Roma, dove convergevano le delegazioni provenienti da tutta la penisola e anche dai paesi alleati o sottoposti all’Italia. Buona parte del tempo, come nelle colonie, era dedicato a marce, adunate, esercizi ginnici e pre militari. Ma. O meglio. La. Ha. Ma tanto, tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tanto tempo.

Non è ma. Io mi sono svegliato presto. Io mi ritrovo dietro questo questo otto avanguardisti marinari di Ostia tutti fuori dalle feste avanguardisti vari vari. Io. Questa mini. Adunata degli equipaggi ha posto.

A partire dalla fine degli anni venti, i figli degli iscritti ai Fasci all’estero furono coinvolti a migliaia nei programmi di vacanza del regime e ospitati nelle colonie marine e montane. Le colonie estive, dove si esaltava il mito della gioventù, divennero dunque anche uno strumento di propaganda tra gli emigrati italiani. Aver è. A nulla valgono tifare ad una salvezza arrivata o a procedure a ruota. Ho letto. Perché?

Strutture come quelle della Riviera romagnola potevano ospitare in modo rigorosamente separato centinaia e centinaia di ragazzi e ragazze. Attività diverse e rigidamente programmate erano previste per maschi e femmine. I giochi dei ragazzi, come sempre, erano nel segno della virilità guerriera. Quelli delle ragazze miravano all’armonia e alla grazia. I valori assoluti e indiscussi erano per tutti il miglioramento della salute e quindi della razza, la disciplina, l’amor di patria, la devozione religiosa, il cameratismo.

La colonia marina di Cattolica, inaugurata nell’estate del 1934, poteva accogliere 900 ospiti. L’architettura in stile neo futurista ricordava una flotta. L’edificio centrale rappresentava la nave ammiraglia.

La Milizia si è assunto l’impegno di raccogliere in collegi veri modelli del genere i figli dei suoi legionari caduti, curando l’educazione e tutelando la salute fisica e spirituale dei giovani orfani. La famiglia legionaria vuole dimostrare in maniera concreta e tangibile la sua solida riconoscenza a chi ha fatto volontariamente dono della vita alla Patria. Il Collegio maschile di Cividale del Friuli, che il sollecito amore degli italiani rende sempre meglio attrezzato e sempre meglio rispondente alle sue molteplici esigenze, ospita annualmente 750 allievi. Le piccole camicie nere entrano a soli sei anni e ne escono a 18, con una preparazione culturale e professionale che li rende idonei ad affrontare con ferma certezza la vita. Con quale serietà i giovanissimi legionari eseguono il cambio della guardia.

I collegi di Cividale e di Santa Margherita Ligure erano destinati agli orfani dei legionari della milizia fascista. L’organizzazione militare del partito, originariamente formata dalle camicie nere. Gli squadristi della prima ora, corpi della Milizia volontari, furono presenti nei vari teatri di guerra, dall’Etiopia alla Spagna, dall’Albania alla Russia. Questo documentario è stato realizzato nel 1943, l’anno in cui, in generale il numero degli orfani subì una brusca impennata per i tanti soldati morti o dispersi al fronte, soprattutto nella campagna di Russia, e per i bombardamenti che devastarono le principali città. Un punto fu.

L’indirizzo dei corsi è insieme scolastico e professionale. E la disciplina che viene imposta agli allievi e riesce ad imprimere loro un abito soldatesca e un tono decisamente marziale.

Nelle immagini del Duce i due collegi sono presentati come istituzioni totalizzanti, dove i principi della pedagogia fascista vengono pienamente applicati. L’educazione fisica occupa ancora una volta un ruolo centrale, così anche quella professionale. I giovani erano istruiti per diventare soldati o anche operai, artigiani, contadini.

L’insegnamento magistrale è integrato da corsi a carattere professionale e commerciale.

Le ragazze erano preparate per diventare massaie o al più stenografi, dattilografe, sarte, ricamatrici.

Le fatiche dello studio e della palestra sono compensate da un’abbondante e sana refezione.

Questo documentario, destinato alla propaganda all’estero, pubblicizza la riforma scolastica prospettata dal ministro Giuseppe Bottai nel 1939. Per fascisti Zare compiutamente l’educazione statale.

Buona praxis che ha preso i battenti con puntualità militaresca e in cui si entra come ad una festa perché le scienze più aride vi vengono insegnate rispettosamente, perché lo scolaro vi si sente oggetto delle paterne cure di un regime che può dirsi dedicato al potenziamento della giovinezza e alla sanità fisica e morale della razza.

Nel nuovo sistema scolastico era prevista fin dalle scuole elementari la cosiddetta preparazione politica e guerriera ed era introdotto il lavoro manuale. Le ragazze, come recitava l’articolo 21 della Carta della scuola di Bottai, dovevano essere spiritualmente preparate solo al governo della casa o al più all’insegnamento nelle scuole materne. Mentre le nuove scuole artigiane, come esplicitamente dichiarato, avevano lo scopo di non offrire, sia pure involontariamente, incentivo alla gioventù di spostare la propria condizione sociale. Dall’anno prima, il 1938, ai bambini ebrei era stato impedito l’accesso alla scuola pubblica, negato anche agli insegnanti di origine ebraica.

Nella scuola fascista, dove il virile saluto di Roma si sfiora di un limpido sorriso, dove il primo pensiero della giornata si innalza all’eterno e il primo atto è un omaggio alla memoria di uno di quei tanti fratelli maggiori che hanno immolato la loro fiorente giovinezza per la patria e a cui le aule sono dedicate. Uomo fascista, dove l’anno si inizia sotto l’egida dell’emblema della patria, con la più semplice e significativa delle cerimonie l’alzabandiera.

Gli edifici scolastici mostrati in queste riprese hanno un scarso riscontro con la realtà delle scuole dell’epoca, sovraffollate e prive di risorse e di strutture adeguate. Nelle scuole rurali gli alunni in genere non andavano oltre la terza elementare.

Le fresche ugole giovanili si iniziano agli accordi melodiosi del canto corale.

Ma una presenza costante di mamma e papà, mamma e papà.

I tempi severi fanno dell’educazione militare una necessità imprescindibile per ogni popolo che voglia imporsi agli eventi ed essere pronto a rintuzzare con animo temprato e saldissimo qualsiasi offesa. Perciò nelle classi di fisica e di chimiche l’attenzione dei piccoli alunni viene attratta sul funzionamento degli strumenti della guerra moderna e non viene trascurato l’allenamento all’uso delle maschere antigas.

Purtroppo in questo modo piacevole, rispettoso ed educativo, si chiude spesso la giornata dello scolaro fascista.

Nel caso in visione, i giovani spettatori vengono trasportati nelle lontananze meravigliose del nostro impero africano, dove altri piccoli scolari beneficiano già dall’educazione fascista e intere popolazioni nascono alla vita civile sotto i segno del Littorio.

Fin dai primi passi sulla via del sapere, i piccoli alunni vengono guidati e istruiti amorosamente. Intelligente comprensione delle loro attitudini naturali. Così alle future mammine si insegnano di buon’ora i lavori che faranno di loro le ottime massaie di domani, e la grazia spontanea, distintiva diligenza con cui anche le più piccine assolvono le attività casalinghe, testimoniano dell’eccellenza del metodo applicato. La scuola fascista coltiva l’amore per lo spettacolo, aprendo agli allievi meglio dotati, apposite classi di recitazione.

Un pomeriggio andrà. Su una nota una di. Uno quattro uno quattro uno tre zero.

Il senso del ritmo viene coltivato in corsi di danza che aiutano lo sviluppo armonico del corpo.

Ecco invece alcune giovani torinesi che non si preoccupano della linea ma aspirano a diventare delle brave massaie. La Scuola di Economia Domestica di Torino meriterebbe per la sua efficiente organizzazione, di essere chiamata la scuola delle fidanzate. Quale migliore preparazione per le future spose italiane? Che nell’arte della cucina ci vuole un po di teoria, ma la pratica occorre 1000 volte di più, perché solo sbagliando si impara, soprattutto in cucina. Ma le nostre allieve sembrano decise a fare presto e bene e non se ne può dubitare, osservando con quanta attenzione e con quanta grazia preparano piatti. Vivande abbastanza complicate. Insomma. Ai profani potrebbe sembrare impresa da principianti. E invece piatto difficile.

Ma l’allieva supera brillantemente la prova. Arte è cucinare arte, apparecchiare arte, anche servire a tavola con gentilezza, sveltezza e colpo d’occhio. 5 minuti in una nostra scuola di economia domestica, ispirata ai più moderni sistemi didattici e alle sane tradizioni della casa italiana. Una lezione di taglio e cucito. Alle prese col ferro da stiro. Lezione all’aperto di policoltura e conigli coltura. Come viene raccolto il prezioso vello del coniglio di Angora. Prima e ma hanno fatto pulizia e igiene di una camera da bagno. Bisogna anche imparare a rifare i letti. E. Con l’aspirapolvere in salotto. Disporre i fiori è anche un’arte e non delle più facili. Nella camera dei bambini. Aria, luce e igiene scrupolosa. In cucina si apprende l’arte più difficile e più discussa, almeno nelle pareti domestiche. Preparare un buon pranzo senza spendere più del necessario. A tavola. Alle allieve sono servite le vivande preparate da loro stesse. Ottimo metodo per non avere alunne disattente e svogliate durante la lezione di cucina.

Nei corsi di formazione di economia domestica le lezioni di sartoria erano essenziali. In assenza di risorse, infatti, anche nelle famiglie dei ceti medi le donne dovevano sapere cucire, rivoltare cappotti, trasformare i pantaloni in gonne e così via. Il consumo della lana di importazione estera subì negli anni 30 una brusca riduzione. L’indicazione del regime fu di incrementare l’allevamento dei conigli, utili per la lana e per la pelliccia e buoni da mangiare. Nelle case delle città operaie era usuale servirsi di un gabinetto comune collocato sui ballatoi o in cortile. Altre abitazioni erano totalmente sprovviste di servizi igienici. La sala da bagno era un lusso delle case ricche. Gli elettrodomestici non erano presenti neanche nelle case più agiate, al di là del loro prezzo. Costava tanto poco il lavoro domestico da non incentivare l’acquisto di nuovi mezzi. Compito primario delle donne era far mangiare bene spendendo poco. In altre parole, l’arte di arrangiarsi. Mancavano infatti olio, burro, lardo, caffè e carne. La propaganda del regime incentivava il consumo di latte, uova, pesce, verdure, pollame e patate.

I corsi teorico pratici per massaie rurali organizzati dalla Germania nazionalsocialista raccolgono un piccolo esercito di 25.000 giovani volenterose.

Sia in Italia che in Germania. L’esaltazione del mondo contadino fu al centro delle ideologie dei due regimi. Le massaie rurali che durante le parate sfilavano indossando i costumi tradizionali divennero protagoniste sia della propaganda fascista che di quella nazista.

Prestando servizio nei 400 campeggi appositamente istituiti, vi imparano il giardinaggio e la policoltura. Per conseguire una licenza di insegnamento che permetterà loro di diffondere razionali sistemi di coltura particolarmente necessari ai distretti più bisognosi.

Anche in Italia venivano organizzati corsi di formazione per incentivare la trasformazione delle contadine in moderne coltivatrice dirette. L’obiettivo più generale, sostanzialmente fallito, era l’arresto della tendenza allo spopolamento delle campagne.

Delle signorine da marito è una cerimonia che viene tuttora compiuta.

Esiste perciò a New York una speciale istituzione dove si insegna alle prossime debuttanti l’arte dell’indispensabile ritocco alla propria bellezza e alla propria eleganza, per prepararli ad affrontare il classico debutto nelle migliori condizioni per accalappiare l’indispensabile marito.

Una vita al campeggio precoloniale per giovani fasciste sulle sponde del lago d’Iseo. La sveglia scuote dal sonno di buon mattino le giovani che si preparano alla vita coloniale. Vita per molti riguardi dura, senza agi né mollezze, da veri pionieri. Vita per la quale bisogna temprare i muscoli e lo spirito, educare il braccio, la mente e il cuore. Dopo una coscienziosa rinfrescata con acqua a temperatura naturale, la distribuzione della prima posta, il rito del alzabandiera.

E quindi la prima colazione consumata con giovanile appetito e grande allegria. Una. Hanno inizio poi i corsi propriamente detti alle lezioni di storia e geografia coloniale impartite all’aperto. Fanno seguito quelle pratiche di orticoltura, policoltura, calzoleria e falegnameria. Tutte conoscenze indispensabili alla donna che intende stabilirsi in colonia e che naturalmente non può ignorare il maneggio delle armi in paesi ricchi di selvaggina. Il nuoto e la pesca fanno parte degli insegnamenti svolti in questi nuovi campeggi, destinati a diffondersi ed affermarsi fra la Gioventù del Littorio che popoleranno e valorizzerà il nostro impero d’oltre mare.

Nel 1938/67000 italiani presenti in Eritrea, le donne erano circa un quinto. Il regime incentivò l’emigrazione di donne italiane in Africa, anche per ovviare alla paura della mescolanza razziale e della crescita di una generazione di mulatti. Questa era l’espressione carica di disprezzo usata al tempo. I corsi di preparazione precoloniale, come quello illustrato dal filmato, erano destinati in prevalenza alle mogli dei funzionari che lavoravano oltremare. La loro esperienza in colonia era spesso limitata ai pochi mesi estivi in cui si ricongiunge ai mariti e non aveva nulla a che spartire con quella delle donne della colonizzazione agraria.

Le sanzioni inflitte all’Italia dalla Società delle Nazioni per l’aggressione all’Etiopia furono trasformate da Mussolini in un’occasione di grande mobilitazione patriottica. Il culmine della campagna per la raccolta dell’oro alla Patria fu la Giornata della fede del 18 dicembre 1935, inaugurata dalla regina Elena al Vittoriano. A migliaia le donne sfilarono per donare la loro fede nuziale, separandosi così da quanto di più caro e prezioso spesso avessero e ricevettero in cambio un anello in vile metallo. Nella sola Roma furono più di 100.000 le fedi deposte sull’altare della patria. Nei giorni successivi, in tutta Italia si svolsero innumerevoli cerimonie, durante le quali, oltre alle fedi, furono consegnati oggetti preziosi di ogni tipo. In poche settimane furono raccolti circa 2000 chilogrammi d’oro, una ricchezza ingente, ma non certo risolutiva per le casse dello Stato. Il risultato della campagna non va però misurato in termini economici quanto politici. Quello fu uno dei momenti di più alto consenso registrato dal regime e le donne furono chiamate ad occupare le prime file.

Anche ogni italiano è diventato un boicottatori di tutto quanto non sia di produzione nazionale. Il consumo di carni bovine pesa sulle erario perché debbono in parte essere importate non importa. l’Italia è doviziosamente ricca delle più varie verdure e legumi scelti e saporoso e di frutta cibi sani, sostanziosi e vitaminici che possono sostituire egregiamente la carne. L’ottimo pollame nostrano non è sufficiente al fabbisogno. Le massaie, i rurali, i dopolavoro ferroviari, tutti si improvvisano polli, cultori e allevano piccioni e conigli. Queste bestiole prolifiche sono di grande rendimento economico. Di esse nulla va sprecato. Col pelo conciato e tinto si imitano le più costose pellicce, si tessono maglieria e stoffe, si fabbricano i feltri più fini. Una sorpresa attende chi visita oggi il magnifico Castello Reale di Racconigi, dal 1930 residenza dei principi di Piemonte. Nelle vaste distese del Parco Vetusto si semina il grano per ordine di Sua Altezza Reale Umberto di Savoia. Con questo gesto altamente significativo ed esemplare, il Principe ha voluto associarsi ai provvedimenti agricoli che impegnano l’azione di tutti i rurali d’Italia. In risposta alle inique sanzioni che il popolo italiano può affrontare serenamente perché è sicuro del suo pane. Grazie alla vittoriosa battaglia del grano voluta dal Duce. Il pesce, sanissimo alimento è richiesto su tutti i mercati e per soddisfare la domanda e mettere questo prezioso cibo alla portata di tutti. Il Ministero per L’agricoltura dà incremento alle varie aziende che gestiscono vivai e i pescatori del Tirreno, dell’Adriatico e dello Ionio gettano le reti con instancabile lena e proficui risultati. Ma io. Le società venatorie mobilitano i loro migliori fucili per rifornire di prelibati bocconi le mense.

Alle sanzioni, Mussolini rispose con l’autarchia, cioè il boicottaggio delle importazioni e l’incremento della produzione nazionale di generi alternativi. In quell’occasione si sottolineò il ruolo delle donne come fonte produttiva di beni e servizi utili alla nazione. La quasi autosufficienza per il grano fu pagata con un calo dei consumi pro capite. I panettieri mescolarono in dosi sempre maggiori alla farina di frumento, farine di riso, fagioli, mais. Verdure, pollame, conigli, pesce, finanche cacciagione dovevano sopperire alla mancanza di carne bovina. Nel 1938 la vendita della carne fu limitata a soli due giorni alla settimana.

La genialità dei nostri tecnici è inesauribile, non abbiamo lana sufficiente al consumo ed ecco maturare ed attuarsi l’invenzione che dal latte di mucca si estrae la lana sintetica. Dopo la schermatura si svolge il processo chimico di trasformazione della caseina in lana. Il siero che residua serve all’alimentazione dei suini oppure per la fabbricazione dello zucchero di latte. Quindi neppure una goccia del prezioso liquido va perduta. La caseina trasformata in soluzione colloidale adatta alla filatura dopo essere stata immessa nei serbatoi di maturazione, dove si analizza e dosa accuratamente la massa viscosa in corso di maturazione e pompata attraverso filiere in filamenti che, solidificati da un bagno coagulante e raccolti in fasci, vengono tagliati con un apparecchio speciale alla velocità di sei km all’ora. Segue il lavaggio delle fibre, la centrifugazione per eliminare l’eccesso d’acqua e l’essiccazione. La massa viene ora convogliata su tappeti trasportatori negli apritori, dai quali esce in fiocchi morbidi, soffici e candidi pronti per l’affilatura. Eccoci nella sala della tornitura. L’ultima operazione è la segnatura della lana a matasse e il moderno miracolo è compiuto.

Molte risorse furono impiegate per le ricerche sui materiali autarchici, ma i surrogati ottenuti rimanevano sempre più cari e di qualità inferiore rispetto a ciò che volevano sostituire. Il l’Alitalia è un caso fra i tanti prodotto dal latte per sostituire la lana, non ebbe alcun successo commerciale. Bene. La crescita e il miglioramento della razza italiana furono al centro della politica fascista. Secondo il motto mussoliniano la forza sta nel numero. A partire dal 1927 tutti gli uomini non sposati tra I26EI65 anni dovettero pagare una tassa sul celibato. L’aborto e le pratiche contraccettive furono sanzionate come crimini contro lo Stato e contro la razza. Avere pochi figli era giudicato un segno di mancata partecipazione agli interessi della patria, mentre l’allevamento di una prole numerosa fu lodato come un servizio reso alla nazione. Per incoraggiare i legami matrimoniali. Fu abbassata l’età minima necessaria per sposarsi da 15 a 14 anni per le ragazze e da 18 a 16 per i ragazzi. Celebrazione della maternità ed infanzia.

Le coppie più prolifiche d’Italia si recano. A rendere omaggio al Milite Ignoto. A Palazzo Venezia, nella sala regia. In attesa del Duce. Ecco Mussolini. Nella busta che. Il Duce consegna alle coppie premiate sono 6000 lire in contanti, una polizza d’assicurazione di 1000 lire per l’ultimo nato e un diploma di benemerenza. Alla fine il Duce ha rivolto il suo saluto alle coppie premiate e a tutte. Le famiglie numerose. l’Italia di domani che vogliamo ha detto sempre più forte, prospera e rigogliosa.

Potevano aspirare a partecipare alle premiazioni a Palazzo Venezia solo le coppie con dodici figli viventi o se non viventi, purché morti in guerra. I figli illegittimi non erano conteggiati. La campagna demografica fu comunque fallimentare. I tassi di natalità continuarono infatti a decrescere.

5 minuti in un nido di bambini dove sono accolti i figli di madri operaie. Vi diranno meglio di ogni parola l’alto valore sociale e umano dell’azione che l’opera Maternità e infanzia svolge in ogni parte d’Italia. La giornata si inizia col bagno. La toletta è curata anche nei minimi particolari. I giuochi sono anche la prima scuola.

Passeggiata avventurosa, sicuro nel gabbiotto. La giornata è finita. Fra poco le mamme verranno a riprendersi i loro bimbi.

L’opera Nazionale Maternità e Infanzia aveva come primo obiettivo dichiarato la difesa e il miglioramento fisico e morale della razza. Fra i suoi compiti vi era quello di assicurare il controllo sui bambini abbandonati, di promuovere i moderni sistemi di puericultura e di assistere madri bisognose e figli illegittimi. Operava prevalentemente nelle realtà urbane e operaie. Per il fascismo il lavoro delle donne fuori dalle mura domestiche era giustificabile solo se dettato da estrema necessità, altrimenti il posto delle donne era a casa. Non dovevano rubare il posto ai capifamiglia.

Sorto il giorno radioso della rassegna Le 70.000 donne fasciste, divise in quattro formidabili colonne al comando dei vicesegretari del partito, si schierano in ranghi serrati dal Circo Massimo lungo la via dei Trionfi fino a ridosso del Colosseo. I reparti nei quali la severità delle uniformi si alterna alla policromia dei costumi regionali sono ansiosi di poter gridare al Duce la devozione e la fedeltà assoluta di tutte le donne d’Italia.

La grande adunata di Roma del 20 giugno 1937. Fu descritta dai cronisti come una fiumana di devozione e di potenza della razza. Il filmato documenta la mobilitazione politica di migliaia di donne convenute da tutt’Italia, chiamate a partecipare ai riti del regime. Anche in quell’occasione Mussolini affermò che il compito primario ed esclusivo assegnato alle donne era quello di procreare numerosi e robusti figli e dare loro un’educazione romana e fascista. Ma la parata delle iscritte al partito testimonia visivamente l’ambivalenza del regime rispetto al modello femminile proposto. L’immagine di quelle donne che marciavano in file compatte non rinvia infatti a modelli tradizionali in testa le dirigenti dei fasci femminili in divisa nera, perno di tutte le attività assistenziali del regime nelle loro tenute sportive, con racchette, palloni, sci, archi, remi. Marciavano le giovani dell’Accademia di Orvieto e le insegnanti di ginnastica. Altre procedevano abbigliate in foggia militare e armate di fucile. In abito tradizionale, invece, le massaie rurali a cui il regime chiedeva di essere moderne e industriose produttrici. Poi le cicliste e le automobilisti. Seguivano mezzi con a bordo donne che indossavano maschere antigas. In chiusura le crocerossine come pronte per scenari di guerra.

Già al primo racconto chiudevo con tutta e tutti gli occhi, poi la nascita e la madre lo vede tutta, ma mi sembra volta. Non c’era una pietà per niente. Anche le labbra no. Apparentemente blu. Soltanto la zona sottile. E. Ha provato a come la penso. Ma aspettiamo. Non me ne vogliano ma. Parla poi. O ti pare che cambiamento? E no botte? Ma che? Sappiamo. La. Un vento che.

l’Accademia di Orvieto, fondata nel 1932, formava le insegnanti di ginnastica e promuoveva nell’opinione pubblica l’idea che l’educazione fisica femminile fosse un significativo mezzo di miglioramento della razza. Lo sport e razionale, così si precisava, era considerato il miglior complemento alla maternità, in opposizione a chi temeva invece che l’atletismo femminile fosse una minaccia per il modello tradizionale di donna. Tutti però concordavano che fosse da evitare in ogni modo la mascolinizzazione delle ragazze che sembrava aver preso piede in America. Questo film documentario, proiettato alla Mostra di Venezia nel 1941, riscosse successo. La regia evocava quei musical americani tanto amati dal pubblico ma che da anni non venivano più proiettati sugli schermi italiani e le accademie Ste offrivano un’immagine di femminilità moderna ma rassicurante, lontana dal modello delle macchiette troppo libere ed emancipate nelle intenzioni dei fondatori. Orvieto doveva essere un laboratorio per la creazione di un nuovo tipo di donna, lontana da ogni sentimentalismo e fragilità, vigorosa ma aggraziata, disciplinata e cameratesca, che praticava lo sport non in modo agonistico ma finalizzato al miglioramento della stirpe.

Dove l’arte e la primavera sembrano vivere in unione perenne, le fanciulle sportive d’Italia si sono adunate per i litorali dello sport dell’anno decimonono. Sovrastato dalla snella torre di Maratona, lo stadio aperto ad accogliere 2000 partecipanti per la cerimonia di apertura. Prima di essa, in fervido raccoglimento, si ricordano quegli atleti che, impegnati nella più alta contesa, hanno dato la giovane vita per la grandezza della patria in armi. Ma. Il marziale aspetto delle atlete non è disgiunto dalla grazia e la rigida compostezza dell’ordine chiuso non mancherà di una sua armoniosa eleganza. È la volta delle Accademie di Orvieto che con un arioso saggio ginnico musicale, costituiranno una degna introduzione di questa superba manifestazione della giovinezza. Le concorrenti alla staffetta, 4% hanno preso il via nella coreografia di un velocissimo cambio. L’impegno delle velocista è al massimo, come meglio rivela il rallentatore. È malata di stile e rivolta. Finale dei 200 metri. Lotta strenua alla curva a decisione. Sul rettilineo. E così la gioventù femminile italiana marcia gioiosamente verso la vita.

Perché mi ricordo quando ero più grande perché mamma mi diceva che mi chiamo Silvana Magrì, il suo nome. Ma state zitta, figlia mia, volevano che ti chiamavo Benito. Io sono nata proprio il giorno che Mussolini è andato al governo. Allora dicevano, mentre Benito Mussolini aveva partorito allora. E se poi ha messo Silvana?

Ma da piccola quando andava a scuola c’era il sabato fascista.

E ci venivo e mi piaceva. Ero piccola, italiana, ho fatto la ginnastica, ho marciato lì sotto piazza Venezia. Quello tanto nel me bassista mi è piaciuto tanto. E e innamorata del fascismo.Ha visto mai Mussolini di persona.

Un bell’uomo, non bello, petto nudo, sempre qualcosa che andava a piedi e gran bell’uomo. Peccato che poi si è solo.

Com’era Monteverde?

Bello bello, un bel quartiere e ci stavano a abitare tutti i fascisti. E c’era. Entrò in tromba il capo dei fascisti, entrò nella famiglia dei figli. Loro erano ricchi, io ero semplice.

Un po meno ricca e ci giocava con questi bambini. Che giochi facevano?

Ma lui era contento, non è che diceva niente. Entrò però in gioco. I piccoli sono più che altro quelli gestiti da piccoli. Sai i vecchietti come.

Funzionava questo gioco dei cerchietti?

Due bastoni e cerchietto si mette non un bastone così per tirare e volava.

E dall’altra parte bisognava dire.

Prendano certo l’altra parte, quell’altro cerchietto prendeva.

E chi vinceva.

E chi prendeva più cerchietti oggi?

E che altri giochi facevate?

Campana nascondino?

Giocavate nel cortile?

Beh, dalle suore io sono cresciuta dalle suore lì a Monteverde.

Andavo a scuola dalle suore e rimaneva pure il pomeriggio.

Finali.

E che facevate durante il pomeriggio?

Si faceva a scuola, si facevano i compiti, si faceva ginnastica, si faceva catechismo, si faceva il teatrino.

Dopo una giornata piena.

Esci.

E la sera.

Si andava a casa.

E che cosa succedeva a casa? Come passavano le serate?

Ormai niente, mamma non ci faceva uscire, allora non si usciva una volta rientrati, ma se si stava in casa o mano a mano diventava più grande, Allora mangiare in un bagno succedeva allora andare fuori, andare a giocare, giocavamo a campana, giocavamo. Se il mio amico.

Senta e le serate in casa come passavano.

Con i genitori il posto.

Da perché non c’era la televisione quindi.

Che cosa e gli uomini giocavano a briscola giocavano a carte giocavano oppure noi facevamo i lavoretti ne eravamo mi ricordo io facevo io si cominciava a fare i pezzettini del corredo e i lavoretti.

Lei se cui se se consegui e avevate la radio.

Sì sì sì sì sì quello sempre.

Ascoltava della radio la sera e io ascoltavo vorrei che quello proibito insegnava a Radio Londra.

Io sempre lo sentivo.

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