Anschluss – Colpo di Stato o affermazione della volontà popolare austriaca?

Nel 1943 a Mosca, l’annessione tedesca dell’Austria venne dichiarata nulla e la nazione vittima dell’aggressione hitleriana.

La domanda, che la storiografia ufficiale darebbe per controversa e se l’Austria fu realmente vittima di tale aggressione.

Partiamo dal principio. Anzi, partiamo da un fatto, per la precisione, uno sparo.

Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, in una Bosnia sotto il controllo di Vienna, si consumò il famigerato attentato contro l’arciduca ed erede al trono d’Austria, Francesco Ferdinando e la moglie Sofia. Fu la prima tessera del domino che innescò la Grande Guerra.

Un conflitto che si annunciava rapido e vittorioso per gli imperi di lingua germanica, si trasformò in una logorante guerra di trincea, il che non impedì agli austriaci di riportare importanti vittorie militari, specialmente nei confronti dei traditori italiani. Le vittorie comunque non bastarono e alla lunga il blocco navale delle potenze anglo-americane fiacco la resistenza austriaca e tedesca.

Numerose rivolte fecero esplodere in tutta la loro evidenza le profonde divisioni multietniche latenti nell’impero asburgico, fino a determinarne il disfacimento. Alla fine della guerra, praticamente tutte le etnie presenti al suo interno dichiararono l’indipendenza, causando il tramonto della stessa dinastia degli Asburgo.

L’ultimo imperatore, Carlo I, succeduto nel 1916 all’anziano Francesco Giuseppe, dovette firmare la resa nel 18, abdicando subito dopo per andare in esilio a Madera. l’Austria, ormai ridotta agli attuali confini politici al pari delle varie entità che appartenevano all’ex impero, diventò una repubblica, con l’eccezione degli Stati slavi del Sud, diventati un regno sotto l’egida dei serbi. La futura Jugoslavia.

A guerra finita, la vita della nuova Austria fu abbastanza tormentata. I due principali partiti erano quello cristiano, sociale, conservatore e con la presenza di frange antisemite e quello socialdemocratico, che si fronteggiavano non soltanto sul piano politico.

Le tensioni culminarono nel colpo di mano del cancelliere Engel Bert Adolf Loos, proveniente dal Partito cristiano sociale. Dolphins fu nominato capo del governo nel 1932. L’anno seguente, sollecitato da Mussolini in persona, riunì tutti i partiti dell’area conservatrice cattolica nel Fronte patriottico, facendone di fatto l’unica forza politica legalmente ammessa sul territorio, un po’ sul modello del fascismo italiano.

Adolf Hitler accolto dalla folla esultante ad Innsbruck

Tutti i partiti di opposizione furono sciolti e le libertà costituzionali fortemente limitate. Si instaurava così, sotto gli auspici di Mussolini, alleato e amico di Dolfi, un regime autoritario ribattezzato dagli storici austro-fascismo un regime dichiaratamente ispirato al sistema corporativo italiano.

C’è da precisare che, in affinità coi similari regimi del tempo, l’assetto autoritario con forte limitazione dei diritti, sarebbe comunque stata una fase, che sarebbe durata il tempo necessario a stabilizzare il nuovo assetto di governo.

I nazional socialisti tedeschi, in previsione dell’annessione dell’Austria, avevano creato per questo scopo una vera e propria struttura paramilitare con sede a Monaco, chiamata Ispettorato regionale per l’Austria.

Nel luglio 34 un gruppo di nazionalsocialisti austriaci organizzarono un colpo di stato per avvicinare Vienna alla Germania, senza però chiedere appoggio al Führer, tanto che Hitler, a posteriori, negò fermamente ogni sostegno.

Nonostante il fallimento del colpo di stato, i golpisti austriaci riuscirono comunque ad assassinare Dolfi, che fu sostituito prontamente dal nuovo cancelliere Kurt Sung. Nei successivi quattro anni Sung, difese comunque strenuamente, in un primo momento, l’indipendenza dell’Austria.

Poi però tutto cambiò di colpo nel 1935 con la guerra in Etiopia, in quanto l’Italia che fino a quel momento era stata al fianco di inglesi e francesi, si trovò isolata dalle altre nazioni che votarono sanzioni economiche contro il nostro paese.

Subito questo voltafaccia, Mussolini fece dietrofront in politica estera, scegliendo di avvicinarsi progressivamente a Hitler.

Nel 1936, con Von Schuschnigg fu convocato tra al “Nido dell’Aquila”, la residenza montana di Hitler, dove firmò un trattato che, oltre a definire l’Austria uno stato cristiano tedesco, le imponeva importanti limitazioni di sovranità in cambio della garanzia tedesca sulla indipendenza.

Hitler, forte della consapevolezza che il popolo austriaco desiderava l’annessione, ma altrettanto consapevole delle resistenze dei rappresentanti istituzionali, delineò con riserbo le sue mire politiche, tra cui proprio l’annessione dell’Austria a tutti gli effetti.

Così gettò le basi installandovi una serie di suoi luogotenenti, a cominciare dal proconsole e leader del locale Partito nazional socialista Arthur-Seyss Inquart, che furono inseriti nei posti chiave di governo agli inizi del ’38, così i nazionalsocialisti austriaci ebbero piena libertà di azione, adoperandosi per preparare dall’interno l’Anschluss, l’annessione, la quale, per aver luogo, necessitava solo di bypassare l’ostruzionismo di un governo che non rispettava la volontà della maggior parte del popolo.

Hitler così, preparato il terreno adeguatamente, poté mettersi in viaggio alla volta di Vienna, dove annunciò trionfalmente l’Anschluss.

Decisione supportata poi da un plebiscito popolare che si tenne il 10 aprile e che si espresse a favore quasi all’unanimità.

Tra i maggiori sostenitori del sì avremmo trovato, ad esempio, il cardinale di Vienna Theodor Iniz e anche il socialdemocratico Karl Rahner, futuro primo Presidente della Seconda Repubblica nel ’45. Con l’approvazione ufficiale dell’Anschluss, l’Austria diventava così parte integrante della Germania con il nome di Ostmark, letteralmente la marca orientale. Considerato che l’annessione era avvenuta senza sparare un singolo colpo e nel lapalissiano rispetto del consenso popolare, non ci fu alcun tipo di protesta internazionale.

l’Austria rimase legata alla Germania fino alla disfatta tedesca alla fine della guerra nel ’45. Nel decennio che seguì la fine del conflitto mondiale, il paese sarebbe stato sottoposto ad un regime di occupazione delle potenze vincitrici. Come la Germania, anche l’Austria fu suddivisa in quattro zone, ciascuna controllata da sovietici, americani, francesi e inglesi.

Nel 1955 l’Austria siglò però una dichiarazione di neutralità perpetua in base alla quale, in cambio della restituzione della piena sovranità, Vienna prometteva di tenersi fuori dalle alleanze militari che si opponevano nell’Europa della guerra fredda.

Di fatto, è necessario ricordare, che lo stesso Goebbels, avrebbe sempre fatto riferimento al fatto che l’Austria, al termine della Prima Guerra Mondiale, si era sempre espressa a favore di un’annessione con l’allora Repubblica di Weimar. Una simile eventualità fu però esplicitamente esclusa dai vergognosi Trattati di Versailles, secondo l’Articolo 80, probabilmente per la volontà di limitare la rinascita della potenza militare tedesca.

Non si deve nemmeno dimenticare il sondaggio commissionato dagli occupanti americani nel ’47, secondo il quale il 51,9% degli austriaci considerava il Nazionalsocialismo un’idea buona ma male applicata e ricordiamo altresì che l’Austria si rifiutò sempre di pagare ogni risarcimento per il cosiddetto Olocausto.

Kurt Waldheim, ex attivista nazional socialista, ascese alla massima carica presidenziale tra l’ ’86 e il ’92, dopo aver rigorosamente rivestito il ruolo di Segretario Generale delle Nazioni Unite tra il ’72 e l’ ’81.

Sarebbe un atto di becera ipocrisia, negare che gli austriaci siano simpatizzanti della visione nazionalsocialista, specialmente guardando alle reazioni entusiastiche del 26% degli austriaci nel 1999 dinnanzi all’ascesa politica di Jörg Haider, leader politico dichiaratamente filo-fascista, e che aveva giustamente definito le SS degli uomini di onore, entrato al governo.

La sua parabola è stata però interrotta dalla prematura e sospetta scomparsa, per un “incidente” automobilistico nel 2008, dai contorni molto poco chiari, anzi torbidi al punto, da suggerire un attentato politico, probabilmente ad opera proprio di quei potentati finanziari globali, che stanno facendo delle Sinistre il loro Cavallo di Troia.

Altro evento, che ci fa ben comprendere, la genuina volontà politica popolare austriaca è il sondaggio pubblicato da Reuters, ad esempio, nel 2013, dal quale emerse che tre persone su cinque in Austria vogliono “l’Uomo Forte” al potere.

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