Le Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.)

Tra il 24 ed il 25 Luglio 1945, terminata la riunione del Gran Consiglio del Fascismo che in quell’occasione ne decretò la destituzione, Mussolini venne arrestato. Dopo esser passato per le isole di Ponza e della Maddalena, fu portato sul Gran Sasso il 27 agosto, dove venne poi liberato dai tedeschi.

L’Operazione Quercia, che avrebbe portato alla liberazione di Mussolini, venne anticipata, quando fu annunciato l’armistizio raggiunto tra l’Italia e le forze alleate.

A quel punto ha inizio il doppio gioco del governo Badoglio, che cerca di assicurare a Hitler che la guerra continua e che l’alleanza con la Germania non verrà meno, ma nello stesso tempo tratta con gli americani una pace separata. Gli americani intanto intensificano i bombardamenti e Milano è duramente colpita. Dopo lunghe e confuse trattative, il generale Castellano firma l’atto di resa incondizionata dell’Italia, che verrà diffuso l’8 settembre 1943. La reazione germanica non si fa attendere. Nel giro di poche settimane vengono disarmate quasi 80 divisioni. Una moltitudine di italiani viene deportata a Corfù e a Cefalonia. Le nostre guarnigioni che oppongono resistenza vengono sterminate. Il 12 settembre un commando di paracadutisti tedeschi atterra sulla spianata davanti all’albergo di Campo Imperatore al Gran Sasso e libera Mussolini. Il maggiore Skorzeny gli si presenta:

“Duce, Il Führer mi ha mandato a liberarvi. Ora siete sotto la mia protezione”

Mussolini viene dunque trasportato alla base della Luftwaffe a mezzo di un piccolo aereo e successivamente in Germania. Eccolo al suo arrivo a Rastenburg, nella Prussia orientale, dove ha sede il quartier generale di Hitler, che lo accoglie all’aeroporto. Anche il figlio Vittorio, riparato in Germania al crollo del fascismo, riabbraccia il padre. Hitler lo sollecita a rimettersi a capo del fascismo e a prendere drastici provvedimenti contro i gerarchi che l’hanno tradito. Tra questi c’è lo stesso genero del Duce, Galeazzo Ciano. Mussolini però è stanco e sfiduciato e non ha alcuna intenzione di tornare alla vita politica dopo la cocente sconfitta del 25 luglio. Cede però alle istanze dei suoi fedelissimi quando viene convinto che soltanto la sua presenza alla testa di una nuova compagine governativa, dati i buoni rapporti di amicizia personale che ancora lo legano a Hitler, avrebbe mitigato la reazione tedesca contro l’atteggiamento del governo Badoglio. Il 15 settembre i giornali pubblicano il primo comunicato del nuovo regime. Mussolini mette a punto le basi del nuovo stato repubblicano che sta per sorgere sulle rovine del precedente regime. l’Italia è ormai divisa in due campi contrapposti e formazioni regolari dell’esercito, fedeli agli ordini del Re, oppongono resistenza ai tedeschi, altre si disperdono, travolte dal caos in cui è caduta la nazione dopo la fuga del Re e del Governo Badoglio da Roma. Nascono le prime formazioni partigiane.

Il 27 settembre alla Rocca delle Caminate si riunisce il Governo della Repubblica Sociale. Graziani assume il comando delle forze armate. Mussolini, capo del governo, tiene per sé anche il dicastero degli Esteri. La riunione è dedicata in particolare all’elaborazione dei capisaldi programmatici del nuovo regime. Stretta collaborazione con la Germania e con il suo sforzo bellico, drastica punizione dei traditori e profittatori di regime, rinnovamento dello Stato e preparazione di un’assemblea costituente che ponga su nuove basi la vita nazionale.

A Roma il maresciallo Graziani tiene al Teatro Adriano, un rapporto a un gruppo di ufficiali, riscuotendo consenso e adesioni. I partecipanti alla manifestazione rendono omaggio all’Altare della Patria. Nella folla vi è grande entusiasmo. Graziani invita i combattenti a riprendere le armi per riscattare la vergogna del tradimento monarchico. Si noti la bandiera italiana cui è stato tolto lo stemma sabaudo. Dopo un processo sommario, l’11 gennaio 1944 vengono fucilati a Verona cinque membri del Gran Consiglio che il 25 luglio del 1943 hanno determinato la caduta del fascismo. Tra essi c’è Galeazzo Ciano. Ha inizio, sollecitato anche dai tedeschi, l’arruolamento di nuove forze per costituire l’esercito repubblicano che verrà addestrato in Germania. Si formano numerose specialità d’élite che manifestano grande determinazione e volontà di riprendere a combattere. Una di queste, la Formazione Arditi Paracadutisti dell’Aeronautica, presta giuramento alla Repubblica Sociale Italiana. Si ricostituisce anche la 10ª Flottiglia MAS, al comando del Principe Junio Valerio Borghese, eroico comandante di sommergibili e di reparti di guastatori. Sono di certo sotto il loro comando, anche gli equipaggi dei sommergibili della base italiana di Bordeaux.

La Decima Flottiglia MAS creò, ufficialmente ed ufficiosamente, una sua araldica articolata che, pur riprendendo motivi non nuovi alla tradizione militare italiana, li “arrangiava” secondo lo spirito rivoluzionario della formazione comandata da Junio Valerio Borghese.

Lo scudetto da braccio, era il simbolo esibito con orgoglio da tutti gli appartenenti alla formazione, ed è stato concepito prima ancora dell’8 settembre da un valoroso, la Medaglia d’Oro Salvatore Todaro.

Il teschio e la rosa sottendono alla morte in battaglia come ad una cosa bella, profumata. La X rossa rimanda alla X Legione, fedelissima di Cesare.

Scudetto della 10a Flottiglia MAS

In sostituzione della Milizia e dei Carabinieri, si costituisce la Guardia Nazionale Repubblicana che avrà la funzione di combattere contro i partigiani.

In Germania intanto si addestrano, sotto la guida di istruttori tedeschi, le divisioni in Italia, Monte Rosa, Littorio e San Marco, gruppi di giovani provenienti dalla leva di mare, che prestano giuramento dinnanzi al comandante Grossi che si appresta a ricostituire la Marina della Repubblica Sociale Italiana.

La novità più sensazionale è però data dall’istituzione del servizio militare femminile, che raggruppava decine di migliaia di donne nei servizi ausiliari.

Con l’impiego di vecchi carri armati, la Guardia Nazionale Repubblicana costituisce uno speciale corpo corazzato per sostenere i rastrellamenti antiguerriglia.

Naturalmente si trattava soltanto di mezzi per proteggersi dagli agguati e dalle improvvise imboscate nelle zone controllate dai partigiani.

Vi sono poi anche i bersaglieri dei Battaglioni Mussolini, i reparti delle SS italiane, la Legione Autonoma Mobile Ettore Muti e altri reparti che operano in varie zone con attività di polizia. Nel luglio 1944 tutti gli iscritti al Partito Fascista Repubblicano, di età compresa fra i 18 e i 60 anni, danno vita alle Brigate Nere, alle dirette dipendenze di Alessandro Pavolini.

Intanto le formazioni partigiane si fanno sempre più aggressive su tutto il territorio della Repubblica Sociale. Attentati e rappresaglie si susseguono con ritmo crescente, causando innumerevoli vittime da ambo le parti. Il 16 dicembre 1944 la radio annuncia un avvenimento di grande importanza, Mussolini si reca a Milano per dare un ultimo impulso alla resistenza fascista. In quella occasione è previsto un raduno di fedelissimi al Teatro Lirico, dove il Capo del Governo pronuncerà un discorso. All’apparire di Mussolini sul palco la platea gremitissima esplode in un grande, entusiastico applauso.

Di seguito il discorso del Duce:

“Cari Camerati, rinuncio al preambolo, ed entro subito nel merito del mio discorso; Si può affermare che nei confronti del popolo germanico, il popolo italiano non ha tradito. Noi vogliamo difendere con le unghie e con i denti la valle del Po. Mi auguro che la valle del Po resti repubblicana. Io mi aspetto che tutta l’Italia sia repubblicana! E soprattutto questa Milano, fiera condottiera, che il nemico ha selvaggiamente colpito, ma non ha minimamente piegato. Camerati! Cari Camerati milanesi! è Milano che deve dare e darà, uomini e armi a volontà, per la finale riscossa!

Il Duce, Benito Mussolini

Il discorso del Lirico è l’evento di maggior risalto dell’attività politica di Mussolini durante la Repubblica Sociale. Egli si è reso conto che la Costituzione della Repubblica Sociale ha evitato che l’Italia cadesse totalmente sotto il giogo di Hitler e ritiene di poter diventare garante di una forza anticomunista da utilizzare nell’inevitabile scontro tra le potenze occidentali e l’Unione Sovietica. Forse si illude di coprire il ruolo di mediatore in quella che sarà poi definita guerra fredda. Mussolini lascia il lirico tra due ali di folla plaudente, all’incirca 40.000 persone, e si reca in piazza San Sepolcro, dove 25 anni prima aveva iniziato la sua grande avventura politica fondando i Fasci di combattimento. Alla folla che lo acclama dice:

“Milano ha dimostrato ancora una volta di saper accogliere tra le sue mura ospitali i profughi di ogni regione d’Italia”

A Roma, mentre Mussolini presenzia al giuramento delle ausiliarie e passa in rassegna alla 10ª Mas del Comandante Borghese insieme a Graziani, ministro della Difesa. Mussolini si muove in una esaltante atmosfera di riscossa militare. Queste giornate, egli diceva, sono un trionfo come non ho mai avuto in vita mia.

Alle ausiliarie che hanno prestato giuramento e gli dice: “Non lo avete prestato a me, ma all’Italia e alle truppe schierate. In una sola parola riassumo la consegna. Voi dovete essere irreprensibili”

Al termine della sfilata, Mussolini si reca ad ispezionare il Presidio della Guardia Nazionale Repubblicana e poi raggiunge in via Rovello la caserma della Legione autonoma Ettore Muti. Il reparto si è costituito nel settembre 1943 agli ordini di Francesco Colombo, un ex Sergente della milizia. In breve egli raccoglie oltre 200 uomini, tra cui un gruppo di giovani detenuti del riformatorio di Vittuone. Molti fascisti e lo stesso federale Aldo Resega considerano la formazione troppo spregiudicata e dura, specialmente nelle azioni contro i partigiani. Colombo a sua volta accusa Resega di essere un molle e riesce a passare indenne la bufera. Non solo, ma allarga le sue file e nel marzo 1944 trasforma la sua formazione nel battaglione di forze armate di polizia Ettore Muti. Mussolini eleva l’unità al rango di legione, mettendola alle dirette dipendenze del Ministero degli Interni e rendendola autonoma nei confronti delle autorità milanesi. Le sue attività sono molteplici. Esegue rastrellamenti di polizia fuori provincia e attacchi contro formazioni partigiane.

Gli arrestati sono trasportati in via Rovello e sottoposti a serrati interrogatori. La reciproca rivalità tra i volontari della Muti e i partigiani va oltre ogni limite di violenza e di odio. Spesso per ridurre i prigionieri a uno stato di estrema tensione, dalle due parti si ricorre a fucilazioni simulate. Si dice che i partigiani abbiano giustiziato cinque uomini anziani, colpevoli solo di essere sosia del generale fascista Terruzzi.

Sono gli uomini della Muti che formano il plotone di esecuzione per la strage dei 15 avversari politici in Piazzale Loreto, come saranno i partigiani ad appendere per i piedi i gerarchi da loro trucidati a Dongo.

Una delle più orrende stragi causate dai bombardamenti aerei anglo americani avviene a Milano, nel quartiere di Gorla, Il 20 ottobre 1944, nel corso di un bombardamento a tappeto, viene colpita una scuola elementare. L’intera ala destra dell’edificio crolla. Il recupero delle piccole vittime continuerà per due giorni. Alla fine si conteranno 286 bambini uccisi. La città inorridisce. Nel primo pomeriggio, mentre proseguono le operazioni di soccorso, giunge sul luogo della strage il Segretario Generale Vincenzo Costa. In totale le vittime dell’incursione sono 722. Nell’estate del 1944 i partigiani effettivamente operanti sono circa 13.000 in montagna e poco meno nelle città e sono suddivisi in brigate. La Garibaldi è organizzata dai comunisti, la Giustizia e Libertà dal Partito d’Azione, la Matteotti dai Socialisti e poi ci sono le formazioni autonome, alcune delle quali apolitiche e prettamente militari come le Fiamme Verdi, le divisioni alpine di Mauri nel Cuneese e la Osoppo nel Friuli Venezia Giulia. Queste formazioni collaborano tra loro non senza contrasti, sotto l’egida del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, cui il Governo del Sud ha conferito i propri poteri, pur se limitati. In autunno prende vita il Corpo dei Volontari della Libertà, che cerca di unificare tutte le formazioni partigiane a nord della Linea Gotica. Nella guerra fratricida si devono aggiungere i rastrellamenti e le deportazioni dei tedeschi nei campi di concentramento in Germania. Ai primi di aprile 1945 riprende l’offensiva alleata sulla Linea Gotica. Dopo dodici giorni di duri combattimenti dal Tirreno all’Adriatico, il fronte è sfondato. Tra il 24 e il 25 aprile le armate americane varcano il Po e dilagano nella Pianura Padana. I tedeschi, che sulle prime hanno opposto una dura e tenace resistenza, ora ripiegano. La popolazione comprende che gli angloamericani hanno vinto e iniziano a trattarli come liberatori. Le formazioni partigiane scendono dalle montagne e occupano le principali città Torino, Genova, Milano, incontrando solo sporadiche e isolate resistenze.

Mussolini, che nel tardo pomeriggio del 25 aprile 1945 ha avuto presso l’arcivescovado un inconcludente incontro con i rappresentanti del Comitato di Liberazione. Quando ormai l’insurrezione è in atto, decide di lasciare Milano per recarsi a Como, con l’intenzione forse di organizzare un’ultima disperata resistenza in Valtellina. La situazione è tragica, nessuno può oramai fermare le truppe avanzanti. Mussolini, prima di lasciare i suoi fedeli avrebbe detto “ognuno è libero di comportarsi come crede”. Intanto nel Nord Italia è in atto una intensa attività di guerriglia partigiana. Nella notte del 25 aprile Mussolini raggiunge Como con un gruppo di fedelissimi. Qui si aggrega a un’auto colonna tedesca che si avvia verso la Valtellina. Ma un gruppo di partigiani blocca la strada e Mussolini viene riconosciuto e catturato. È trascorso più di mezzo secolo da quei giorni, ma la storia non ha ancora ricostruito fedelmente le ultime ore della vita di Mussolini, né è stato identificato chi in realtà lo uccise e per quale specifica ragione. Storici e testimoni dell’epoca hanno sostenuto che l’ordine di uccidere il Duce fu imposto dai britannici e che a colpirlo sia stato un agente di quel paese. Sul lungolago di Dongo, vengono poi trucidati gli altri gerarchi catturati. I loro corpi, 23 in tutto, vengono trasportati a Milano, in piazzale Loreto. Così vuole la storia che si sia conclusa l’era fascista. Ma in queste immagini macabre e barbare non possono esserci le radici della nuova Italia che sta per nascere. In esse traspare il vile senso vendicativo e di giustizia sommaria instillato e fomentato dagli stranieri, che già ci vedevano come una colonia, prima ancora di sbarcare in Sicilia.

Inno della Repubblica Sociale Italiana R.S.I.

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