Benito Mussolini nasce nel 1883 a Predappio, in provincia di Forlì. A circa 17 anni, prima ancora di diplomarsi, si iscrive al Partito Socialista e professa idee antimilitariste. Nel 1902, per sottrarsi al servizio di leva, si reca in Svizzera, dove rimane per circa due anni. Al ritorno fa il maestro e collabora coi giornali socialisti dell’epoca. A 26 anni conosce Rachele Guidi, che poi sposerà nel 1915. Nel 1910 partecipa a dimostrazioni popolari e nel dicembre 1912 viene nominato direttore dell'”Avanti!”.
All’inizio della prima guerra mondiale prende una posizione neutralista, poi sostiene l’intervento armato e fonda un nuovo quotidiano, “Il Popolo d’Italia”. Espulso dal Partito Socialista, crea i Fasci d’Azione Rivoluzionari e risponde alla chiamata alle armi. Al termine del conflitto riprende a Milano la direzione de “Il Popolo d’Italia” e incita i seguaci e gli studenti a sostituire i lavoratori durante gli scioperi. Fa leva sulle insoddisfazioni e sullo scontento e il 23 marzo 1919, in piazza San Sepolcro dà vita al primo nucleo fascista che esprime la sua aperta avversione alle istituzioni democratiche, sostenuto dal capitale industriale ed agrario, che credevano al progetto politico proposto da Mussolini. Presto, Benito Mussolini viene eletto alla Camera, nel 1921. Nel novembre dello stesso anno indice un grande raduno a Napoli, del Partito Nazionale Fascista delle Camicie Nere.
Il consenso popolare lo convince di essere sulla giusta via per consolidare la propria leadership e assumere maggior potere politico nelle istituzioni. Il 28 ottobre 1922 promuove la marcia su Roma e arriva nella capitale col suo seguito di fascisti raccolti un po’ da ogni parte d’Italia. A Roma ottiene l’appoggio anche di parte dei militari e il Re Vittorio Emanuele III, il 30 ottobre gli dà l’incarico di formare il nuovo governo. All’inizio Mussolini è cauto e chiede la collaborazione degli altri partiti, ma gradualmente poi cerca di allontanare dal Governo ogni altra rappresentanza politica. Nel Gennaio 1923 istituisce il Gran Consiglio e punta con decisione ad un’Italia di esclusiva marca fascista. Gli uomini politici delle diverse correnti, comprendono che il popolo e gran parte degli uomini tra le Istituzioni o nell’Esercito, sta con Mussolini e pur comprendendo di essere oramai di fatto estromessi dalla facoltà decisionale, decidono di non opporsi. Solo il deputato socialista Giacomo Matteotti denuncia alla Camera il Duce, dichiarando che il fascismo sarebbe stato usato per giungere alla dittatura. Matteotti viene ucciso il 24 giugno 1924 da un gruppo di squadristi, ma ancora una volta i partiti al governo decidono di non mettersi di traverso al Duce.
Mentre il Re riconferma la sua fiducia a Mussolini con una legge del 1925 e una del 1926, il capo del fascismo si assicura un potere personale ormai difficilmente arginabile. Alla fine del 1926, Benito Mussolini riesce a sopprimere tutti i partiti e crea un tribunale speciale per la difesa dello Stato, attraverso il quale condanna, coloro che si oppongono alla sua politica.
Nel 1929 per consolidare il proprio potere e quello del fascismo, conclude con la Santa Sede i Patti Lateranensi per la definizione dei rapporti fra lo Stato e la Chiesa. Intanto prosegue con lo sviluppo e l’applicazione della Carta del lavoro che, varata nel 1927, mira ad un sistema corporativo fino a portare sotto il controllo del governo tutta la vita economica del Paese. Le sue doti oratorie e le sue frasi lapidarie esaltano gli italiani. La sua istintiva psicologia di massa gli procura sempre maggior popolarità. Lancia la battaglia del grano, crea incentivi demografici, crea lo stato sociale, bonifica paludi, fa costruire le prime autostrade, inserisce la 13a mensilità e la Domenica a casa, va in mezzo ai contadini, si esibisce tra i lavoratori con abile impostazione democratica, viaggia per tutto il paese, fa discorsi. Ecco Mussolini. In uno di questi interventi alla Fiat di Torino. Il giorno in cui ci vedemmo per la prima volta.
“Non credo che mi vediate molto cambiato dal punto di vista fisico, ma soprattutto non potete vedermi cambiato dal punto di vista morale. Noi che abbiamo delle forze imponenti, ma soprattutto perché abbiamo oggi, come non mai, il consenso totalitario di tutto il popolo lavoratore italiano. Non solo voi, ma tutti sono pienamente convinti che questo sia solo il primo decennio, al quale seguiranno molti altri!”
Mussolini si reca poi in visita ad Orbetello ad accogliere Italo Balbo, che ha felicemente concluso la prima traversata atlantica. Un’impresa che è un po’ l’emblema delle posizioni di primato raggiunte in quegli anni dall’aviazione e dai piloti italiani. È il periodo delle grandi bonifiche e della nascita di nuove città. Mussolini poi si reca in Sardegna, dove sorgono Fertilia, Carbonia, Mussolini. In politica estera si oppone al piano di Hitler che vorrebbe annettere l’Austria alla Germania. Il primo incontro tra i due dittatori è freddo. Mussolini è già schierato a fianco dell’Inghilterra e della Francia e con i rappresentanti di queste nazioni, i ministri Laval e MacDonald, firma l’accordo di Stresa. Emergono intanto le ambizioni militari ed espansionistiche del Duce che, fidando forse in una tacita condiscendenza delle nazioni democratiche, si prepara alla conquista dell’Etiopia. Nell’Ottobre 1935, L’Italia dichiara guerra all’Etiopia e Mussolini porge il suo saluto ai contingenti di truppe che si imbarcano per l’Africa Orientale. La Società delle Nazioni, ritenendo questo intervento guerra d’aggressione, decreta le sanzioni economiche contro l’Italia. Mussolini risponde mobilitando la nazione lavoratrice e imponendo l’autarchia. Nel programma di autosufficienza dell’Italia si attua la campagna della raccolta dei metalli e quella dell’oro alla patria. Fortunatamente la guerra contro l’Etiopia è breve. Le forze armate italiane possono abbastanza agevolmente sbaragliare e sottomettere un nemico che, pur su un territorio molto vasto, non ha armi valide da contrapporre. Il 5 maggio 1936 il popolo italiano è chiamato a raccolta per ascoltare la parola del Duce che annuncia la vittoria.
In questo periodo si verifica un riavvicinamento al dittatore tedesco e a fianco della Germania del Fuhrer, l’Italia di Mussolini interviene nella guerra civile spagnola. Dalla parte opposta combattono con i governativi reparti italiani antifascisti. Sono forse questi gli anni di maggior fulgore del Duce e del fascismo. Ma Hitler, approfittando del legame sorto per la comune azione in Spagna, continua la sua politica di agganciamento dell’Italia. Si scambiano frequenti visite a livello dei rispettivi comandanti militari.
Gli incontri tra Mussolini e Hitler si intensificano e nel 1936 nasce l’asse Roma-Berlino. Più tardi ci sarà l’accordo di Monaco e nel 1939 la firma del Patto d’Acciaio, un’alleanza sempre più stretta fra Italia e Germania. Nel 1939 Hitler scatena la seconda guerra mondiale. Mussolini non interviene nel conflitto e il 1º settembre dello stesso anno dichiara la non belligeranza dell’Italia. Ma le fulminee vittorie dell’esercito nazista, che in breve tempo piega diverse nazioni d’Europa, fanno rinunciare Mussolini alla professata confessione di neutralità.
Il 10 giugno 1940 Mussolini dichiara la guerra e i combattenti italiani sono nuovamente in armi, gettati in un conflitto dove improvvisazioni, impreparazione e deficienze si fanno presto sentire. Il Duce tenta di galvanizzare le folle, ma l’Italia sembra non approvare questa guerra che da guerra lampo va degenerando in un conflitto spietato, lungo, logorante. Anche la Germania è allo stremo e i fronti aperti in tutta Europa e in Africa sotto la preponderanza dei mezzi alleati, si rovesciano. La situazione è diventata disastrosa e lo stesso Gran Consiglio fascista presenta una mozione di sfiducia verso Mussolini. Il 25 luglio 1943 il Re lo fa arrestare. Il governo passa al Maresciallo Badoglio. Il 29 settembre il governo Badoglio firma l’armistizio definitivo e il 13 ottobre dichiara guerra alla Germania. Mussolini, prigioniero, viene condotto nell’isola di Ponza, poi alla Maddalena, infine sul Gran Sasso a Campo Imperatore. Qui un commando di paracadutisti tedeschi, agli ordini del maggiore Skorzeny, lo liberano. In aereo, Mussolini venne portato in Germania, dove si incontra con Hitler. Si gettano le basi per la creazione della Repubblica Sociale Italiana R.S.I. , il cui primo Governo si costituisce a Rocca delle Caminate, presso Forlì, il 23 settembre 1943. Al generale Graziani è affidato il comando dell’Esercito repubblicano fascista. Graziani a Roma rende omaggio alla tomba del Milite Ignoto su cui campeggia la bandiera italiana priva dello stemma dei Savoia. Alla fine di settembre il nuovo Governo Repubblicano si trasferisce a Gargnano, sul Garda e si intensificano i reclutamenti. l’Italia è divisa in due. Il governo Badoglio, schieratosi a fianco degli angloamericani che hanno riconosciuto l’Italia quale cobelligerante. La Repubblica di Salò dalla parte della Germania. I soldati della Repubblica Sociale Italiana sapevano che si sarebbero trovati a dover fronteggiare una situazione disperata per non arrendersi agli angloamericani e non diventare di fatto una colonia di Regno Unito e Stati Uniti. Mussolini tenta il tutto per tutto, cerca di far rivivere l’antico prestigio personale, mentre i tedeschi, nel tentativo di mantenere in piedi la Repubblica Sociale Italiana, deve tenere a bada i partigiani che sono insorti e che stanno colpendo duro, avendo gli inglesi e gli americani dalla loro parte. I tedeschi dunque, per resistere a queste pressioni eversive, impongono un’azione rigida con reclutamenti forzati, deportazioni, campi di concentramento e di eliminazione. Si hanno le prime fucilazioni dei partigiani e il 16 dicembre 1944 Mussolini è a Milano, dove al Teatro Lirico tiene uno dei suoi ultimi discorsi.
La vicenda di Mussolini è ormai all’epilogo. Egli è nuovamente a Milano nell’aprile del 1945, dove presenzia al giuramento delle ausiliarie. Le ultime immagini di Mussolini vivo sono del 24 aprile 1945 nel cortile della Prefettura di Milano. È in partenza per Como per riparare in Svizzera. La guerra volge al termine. Le formazioni partigiane, mentre le truppe alleate stroncano le ultime difese tedesche, costringono i nazisti ad abbandonare le città del Nord. Sono le ultime battute del terribile conflitto che ha trascinato nella sconfitta l’Italia di Mussolini e la Germania di Hitler. Truppe alleate e partigiane liberano le ultime città dal dominio nazifascista e ne distruggono i simboli, mentre per le strade e le piazze si inneggia alla fine della guerra. Una colonna di partigiani il 27 aprile presso Dongo, in provincia di Como, scopre Mussolini con Claretta Petacci, la sua compagna degli ultimi giorni, a bordo di un autocarro tedesco. La mattina del 28 aprile, ufficialmente per ordine del Comitato di Liberazione Nazionale, viene eseguita la fucilazione, anche se vi è ragione di credere che ad ordinare la sua uccisione siano stati i servizi segreti britannici. I cadaveri di Benito Mussolini, di Claretta Petacci e di alcuni gerarchi vengono portati a Milano ed esposti in piazzale Loreto. Benito Mussolini muore a 62 anni dopo essere stato a capo del Governo italiano per più di vent’anni e per circa altri due alla testa della Repubblica di Salò.