Il MSI ed il ruolo dell’Italia nella politica internazionale 1948-1956

Sin dalla sua nascita il MSI nel suo programma aveva puntato ad esaltare l’originalità e l’irriducibilità della sua proposta politica, in modo tanto più ostinato, quanto più si faceva pressante l’iniziativa del fronte antifascista nell’operare verso il MSI una ribadita discriminazione. Più il MSI veniva considerato come forza antisistema, quindi delegittimato e ghettizzato, più si radicalizzava nella sua ideologia come risposta che ricompattava e rivitalizzava l’organizzazione. Le sue idee politiche rimanevano schiacciate tutte sul ventennio fascista. La decisione di dar vita al MSI infatti aveva avuto origine dalla consapevolezza di quegli elementi più lungimiranti del neofascismo italiano della necessità di riunire ed organizzare tutte quelle forze che subito dopo la guerra avevano manifestato, per mezzo di azioni terroristiche o “bravate folkloristiche” come pure attraverso un’instancabile attività giornalistica, il loro rifiuto verso un nuovo sistema politico e la nuova classe dirigente che si era insediata al potere con il crollo di Mussolini. Pertanto quando nacque il MSI, vi confluirono elementi molto diversi fra loro per esperienze, obiettivi e metodi, che avevano in comune il rifiuto dei partiti antifascisti e l’esaltazione del recente passato dell’Italia, ma con l’intento ognuno di plasmare il giovane partito secondo il proprio particolare programma.
Il primo capitolo di questa tesi dunque è dedicato alle vicende del MSI dalla nascita al 1956, con particolare attenzione alla sua collocazione nel sistema partitico e al dibattito interno che si svolse nei congressi nazionali fra le tre correnti: quella rivoluzionaria dei socializzatori reduci di Salò; quella moderata corporativista e quella tradizionalista – spiritualista di Julius Evola dal primo congresso che si svolse a Napoli nel 1948 al quinto che si tenne a Milano nel 1956 dove la conflittualità del dibattito fra le componenti raggiunse il culmine.
I successivi tre capitoli sono dedicati alla politica estera analizzando le posizioni del MSI attraverso l’analisi sistematica degli atti parlamentari e dei giornali di area.
La polemica sulla politica estera italiana divenne il terreno privilegiato dal MSI per smontare il paradigma dell’antifascismo posto alla base della nascente Repubblica e della conseguente stabile discriminazione del partito. Per il MSI la guerra, la sconfitta e la pace non erano stati accadimenti superati né tantomeno accettati, furono al contrario motivi di vivacissime requisitorie per ribaltare dalle fondamenta i giudizi e le posizioni dei loro avversari politici.
Il quarto capitolo infine è dedicato alla questione di Trieste.
La questione di Trieste funse innanzi tutto da volano di partecipazione e di mobilitazione sul terreno «di un sentimento politico elementare, ben più ampiamente condiviso dei postulati ideologici del passato regime». Trieste permise quindi al MSI di realizzare nella società civile quello che ad esso era rigorosamente precluso nella società politica. I missini infatti indossarono i panni di italiani fortemente impegnati a difendere la nobile causa della Patria vilipesa e dei profughi giuliani e dalmati vittime dei soprusi del governo jugoslavo nonché della «insipienza» del governo italiano.

di Elvira Allocca

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